Nell’autunno del 2023, il quartiere di Isola a Milano venne allagato dalle acque del Seveso, ingrossato dalle incessanti piogge di quel periodo. Mi ero trasferito in quella zona da poco e, a differenza degli abitanti del quartiere, non ero preparato alla visione di una Milano con strade trasformate in fiumi e acqua al posto del cemento. Fu il mio gatto, appollaiato sul davanzale con lo sguardo fisso fuori dalla finestra, a segnalarmi l’insolito spettacolo. Mi avvicinai e vidi l’acqua verdastra correre per la strada, cancellando i confini tra carreggiata e marciapiedi e annegando le rotaie del tram.

È difficile dire cosa volessi documentare. Forse si trattava della quotidianità incrinata, una crepa che gli abitanti sembravano aver imparato a tollerare – o forse a subire – senza accettarla davvero.

Ho cercato di giocare con toni fatti di ombre piene e colori vividi enfatizzando il contrasto tra un sole vivace e le strade allagate che rendeva il paesaggio quasi surreale.

Ho voluto raccontare quella giornata di disagi, problemi e paradossi. Ristoranti allagati accanto a barricate di sacchi di sabbia. Gambe avvolte nella plastica per attraversare l’acqua sporca e, nello stesso tempo, persone rilassate sulle panchine con i piedi a mollo.

C’era chi si lamentava, chi si divertiva, chi lavorava come se nulla stesse accadendo.

Alla fine, l’acqua si asciuga e tutto ritorna al suo posto. La vita va avanti, anche se, per un attimo, è come se qualcosa si fosse fermato a osservare.